il giardino di enzo

E' grande, pieno di vita, fiori, alberi, animali, uomini, donne

un luogo vario

lunedì 28 febbraio 2011

alla macchia e ritorno


E' sempre un'emozione attraversare luoghi silenziosi.
Il freddo ghiaccia le mani, dopo un po' è meglio rintanarsi nel caldo sabato casalingo.

lunedì 21 febbraio 2011

schiuse alle stelle


La nuova "via" che abbiamo aperto è una porta verso un mondo più selvaggio.
Non so se ne ho già accennato, costeggia il muro di cinta a sud, in zona abbandonata e ripudiata dai proprietari.
Quelle zone sono comunque sotto mia tutela, o della selva impenetrabile.
Quel segno di terra scura tracciato in terra dai nostri passi, costeggia la strada che porta su, verso San Bernardo; da questa è separato da un muro alto di pietre e calce, ogni quindici metri un colonnino ormai consumato dal tempo; la strada è imbucata giù, scavata sul naturale pendio.
In estate qualcuno ha mandato qualcun'altro a decespugliare una porzione di due metri o tre lungo il confine, dove ora si è creato quel segno.
Cammino, pesto e schiaccio, con la suola degli stivali, i rovi che iniziano a prendere forza, fino a mantenere un passaggio, fino a farli seccare e finalmente liberare il passaggio per sempre.
Dalla parte interna è un basso muricciolo, con i vetri spezzati conficcati nella calce, ad antico usbergo della proprietà.
Da subito sentii il bisogno di allargare la possibilità di entrare nella macchia abbandonata, un luogo quasi inaccessibile, se non per i piccoli sentieri lasciati dai frequentatori, cinghiali, volpi, ricci. Chissà che mondo si vive, nella macchia, seppur piccola e limitata, con la nebbia fitta e ghiaccia, o sotto gli acquazzoni.
Era un giorno di sole l'altro giorno, e quattro lucertole si scaldavano al sole di mezzogiorno, sui colonnini.
Dov'erano fino a venti giorni fa?
In terra.
Nell'uovo, con la neve e il ghiaccio che tutto rompe.
E' magia, tenacia, certezza annuale dagli esiti sempre incerti.
Quando sono state fecondate quelle uova? Quante erano?
Chi è riuscito ad arrivare su quel colonnino, come ha fatto a resistere?

Stasera eravamo lì, guardavo la stella polare.
Una striscia di luce intensa è passata di lì vicino, una stella cadente un po' fuori stagione.

Passo volentieri da quel segno in terra.
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ps: la foto è recente, si vede la grande chiazza marrone lasciata dai rovi.
Tagliati uno per uno!

venerdì 11 febbraio 2011

e tre


L'altro giorno, mentre sistemavo un po' casa, mi sono accorto che la borsina indiana dove ripongo passaporto e documenti vari non era al solito posto.
"Dove cavolo l'ho messa?" mi sono chiesto.
Probabilmente nella eccitazione del rientro a casa l'avrò lasciata chissà dove, mi rispondevo con cuore magnanimo e comprensivo.
Allargando lo sguardo, vedo il passaporto poggiato sulla scatola del cucito, con all'interno la C.I.
E la borsina? Cerco, frugo, sposto: trovata. In terra, dietro un quadro appoggiato sul pavimento.
E lì un dubbio si insinua: qualcuno è entrato in casa!
A prima vista non manca nulla.
Ieri ne parlo con l'amico Cronista, a casa per il tè delle sei. Mi fa: "La macchina fotografica?" Controllo: non c'è più. E il ladro, quel cretino infame e vigliacco, ha anche omesso di portarsi via il caricabatterie che stazionava proprio accanto alla Coolpix.
Ora mi girano le palle, fortissimo, qualcuno che conosce Gina e Max, e che quindi conosce anche me, è libero di entrare in casa nostra.
Fortuna a voluto che questo babbeo raccattato sia passato per la visitina il giorno di lunedì, Letizia era a Milano e con lei il portatile.

Caro infame, la mia maledizione cada su di te, sulla tua misera vita del cazzo.
Spero ti si spezzi un dente e che ti vada per traverso e ti graffi l'intestino fino alla fuoriuscita.
E che non ti ci trovi io, perché il dente te lo spezzerà il mio randello.
E un morso sul culo da Gina.

lunedì 7 febbraio 2011

domenica 6 febbraio 2011

Sdek 1


Sdek è un mallem (maestro) di guimbri, una specie di chitarra a tre corde, sovrastato in questo video dal batti batti del quarquaba.
Con i suoi amici passa spesso da casa, ha un forte carisma, la sua benedizione non lascia indifferente.
La musica Gnawa è travolgente.
E non si riesce a stare fermi.

sabato 5 febbraio 2011

Essaouira 3



Mi siete mancati, vi ho pensato spesso, e non ho ancora trovato il momento dell'atterraggio, sto ancora planando sulle distese di mare, di sabbia, di sassi.
E' da giovedì pomeriggio che sono a casa, dopo dieci giorni il salto è ancora ardito.
Lasciare Essaouira apre le cateratte della malinconia.
Là è tutto così semplice, scorrevole, sorridente, amichevole, al di là del fatto che sono un vacanziero in ferie; cammini per la strada e sembra che il mondo si sia dato appuntamento per renderti la vita serena, tranquilla, a volte al limite della noia.
La casa anche quest'anno è piena di gente, più o meno conosco quasi tutti gli ospiti, l'aria è meno metropolita delle altre volte; la pioggia insolitamente abbondante ci rinchiude in casa, fra gente che parte e nuovi arrivi.
Si gozzoviglia tutto il giorno, si gioca a carte, leggiucchio qualcosa, la sera Latifa prepara il cous cous, roba da leccarsi le orecchie; siamo quattordici a tavola, il vino di Meknes scorre abbondante, fumi profumati riempiono la stanza.
In questi primi giorni piovosi ho dato sfogo al mio repertorio musicale, avevo a disposizione una discreta chitarra classica e una fantastica tastiera Roland nuova di pacca, la voglia di suonare non manca mai, e la situazione è ottimale: nessun pubblico presente, ma tutti ascoltano le note che si diffondono dal cortile interno del riad, su fino al terzo piano.
Insomma, la mia figura l'ho fatta.
E poi camminare, girottolare per la medina in cerca di niente, per scrostare la tensione accumulata, per vedere che il nostro mondo non è che uno dei tanti.


Delle foto

1) Della pianta ho già narrato, è bellissima.

2) Quei tre nell'acqua sono polacchi che sfidano la temperatura non propriamente estiva. Ridevano a creapapelle, gente buffa.

3) Il ragazzo nello specchio è un tipo un po' fuori di capa, bravo, simpatico e spaccapalle, girottola sempre vicino a casa, ogni tanto aspira colla, è uno dei tre disperati della città (abitanti 70000 circa). Le bimbe che passano, passavano. La foto è scattata all'interno del ristorantino italiano Mareblù, Maurizio è il proprietario.

4) La canetta nella foto ha partorito da poco, è del barrino-ristorante di Sidi Cauchi, una spiaggia da surfisti imperdibile, a venticinque chilometri da Essaouira.

5) I due loschi figuri profilati sono i miei compagni di merende, Roberto e Maurizio.

6) La Piazza Jama'a el-Fnaa a Marrakech.

7) Il minareto di Marrakech
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Ben tornati

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