il giardino di enzo

E' grande, pieno di vita, fiori, alberi, animali, uomini, donne

un luogo vario

sabato 24 aprile 2010

invidie mancine


Una delle cose più ganze di vivere così, qui, è stata la totale mancanza di chiavi di casa, nonostante le due porte di accesso.
E' vero che Gina e Max stazionano sempre in zona, ma la loro scarsa efficacia deterrente è prossima allo zero, e se uno vuole entrare basta che abbia un biscotto o venticinque e l'accesso è garantito, gira la maniglia e entra.

E qui il Cronista potrebbe cominciare così:
"Cancello era stato costruito per difendersi dagli intrusi, con ferro buono, la sua stazza era tanta e i quadrelli portanti furono scelti forti e spessi, e già che c'erano avevano forgiato la cima a guisa di lancia, una piramide appuntita.
E Cancello aveva ancora voglia di fare il proprio dovere: usare quelle punte acuminate. Sdraiato su un fianco, aspettava quel momento da anni."

Stamani gliel'ho portato io, il momento.
Mi sono messo di prima mattina a togliere l'erba alta cresciuta sotto quel baluardo ferroso, un lavoro di strappo, l'unico consentito dalla posizione.
Avevo quasi terminato, mancavano pochi ciuffi al termine dell'opera.
Un attimo di distrazione e mi sono ficcato una di quelle lance nell'avambraccio destro. Un buco perfetto nella carne, pochi millimetri di larghezza ma cattivo abbastanza.

Immagino lo sventurato che si cimentava nella scalata di quella barriera appuntita, ai tempi d'oro del cancello. Penso che la prova poteva costargli gli zibidei durante il passaggio del colmo, quando la paura per l'altezza e per quelle spade mirate proprio lì dove è più caro, rende tutto più incerto e tremolante.

Insomma, questo braccio sta attraversando un periodo difficile, fortuna vuole che la chitarra non se ne accorga quasi.

martedì 20 aprile 2010

pronti al via




Abitavamo in città, nella casa della nonna, un bel quartiere vicino al centro e soprattutto a pochi metri dal polmone verde e dal fiume.
La situazione a un certo punto non fu più sostenibile, dovevamo lasciare libero l'appartamento, la nonna era morta da un po' e la famiglia estesa chiedeva di renderlo libero e vendibile in breve tempo.
Fu così che iniziammo a sistemare la stanza che sarebbe divenuta la nostra dimora, nel Giardino, un anno di fatica e il monolocale fu pronto.
Credo sia stato l'ultimo giorno cittadino quando i vigili urbani mi fermarono, con la paletta, appena imboccato il viale.
"Guardi che lei non ha fatto la revisione..."
E il collega aggiunse "LE revisioni, qui ce ne dovevano essere almeno tre!"
Mi sequestrarono il libretto di circolazione, e sconsolato feci inversione e riposi l'auto all'interno del condominio, davanti al mio garage.
Dopo una decina di giorni rubarono le targhe.
Il mezzo aveva 160.000 chilometri, non avevo più un quattrino e il pensiero che mai più avrei guidato la mia Uno rossa si fece strada. Allestii una targa di cartone e alla zitta la portai nel parchegio del Giardino, dove è rimasta fino ad oggi, sei o sette anni buttata lì, spolpata pian piano dei pezzi che gli amici chiedevano di poter utilizzare. A lei si è aggiunta nell'ultimo anno anche la Escort bianca di Luca e nell'ultimo mese la Panda verde acqua di Lele.
Ieri, o forse oggi, oppure domani, le tre dovrebbero intraprendere il loro ultimo viaggio. Bustate di documenti ne attestano le proprietà, denunce di smarrimenti vari e di furti, orlate dal timbro dei carabinieri, fotocopie di verbali di sequestro, di libretti di circolazione, potrebbero confermare che mai rapina o delitto è stato commesso su quelle dodici ruote.
E così stamani aspetto una chiamata che mi annunci l'arrivo del carroattrezzi, sono pronto a mollare il lavoro, non posso mancare.

lunedì 12 aprile 2010

piove (c'è un perché)


Mi piace il mio lavoro, sono un uomo fortunato, in ambiente di amministrazione pubblica poi è ancora più facile, meno faticoso, garantito quasi al 100%.
Certo non mi annoio, non mi giro i pollici, quando sono "al pezzo" la radio sullo sfondo serve solo a coprire il ronzio del computer o il rumore della stampante. Posso dire che più ho da lavorare e più mi appassiono, schizzare tra le telefonate e il monitor mi dà una bella adrenalina, arrivare al termine di un progetto lungo e faticoso appaga.
Da un po' di tempo a questa parte avverto, però, una sete di casa che non avevo ancora provato, e scandisco i miei giorni aspettando il momento dello stacco, di riappropriarmi di tutto me stesso, libero da cartellini, telefono, mail, e dai mille programmi tra i quali passo, da uno all'altro, come un ape.
Copia, incolla, scrivi, allinea, sfoca, scurisci, colore, contrasto, font, importa, ritaglia, salva, esporta, apri, allega, telefona, rispondi, correggi, inoltra.
Ecco perché ho sete di casa, troppo tempo lì e poco qua.

mercoledì 7 aprile 2010

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