il giardino di enzo

E' grande, pieno di vita, fiori, alberi, animali, uomini, donne

un luogo vario

domenica 19 febbraio 2012

Addio amica mia


Ti avrei voluto accompagnare sulle mie braccia alla tua ultima cuccia.
Domani forse non avrò lacrime per te, e così spero, mi fa troppo male.
Domani di sicuro ti aspetterò ancora al cancellino, con il tuo richiamo, come ancora farò i giorni a venire.
Sei andata via così nel freddo che quel freddo mi si è congelato dentro, non dimenticherò mai quel freddo, mi è rimasto dentro quel freddo, non è per la via del pianto che il freddo va via.

Un disturbo, minimo, come tante volte ho visto nei cani che hanno vissuto con me.
Spesso capita che rimangino il loro vomito, come se fosse nulla.

Quella sera sei corsa dietro, al buio e al gelo, non ci siamo più visti.
Ti ho amato, mi hai amato.
E il pianto, ora che ti scrivo, riempie i miei occhi.
Forse domani sarà più lieve il dolore.
Il ricordo di te non mi lascerà mai.

giovedì 2 febbraio 2012

è arrivata la bufera

Non trovo altre parole per raccontare quello che si è abbattuto sul lungomonte nella notte fra lunedì e martedì, una vera bufera di neve, di quelle che si vedono nei films anni cinquanta, ha imperversato tutta la notte con raffiche di vento mai viste prima (e sono più di vent'anni che frequento il Giardino), sembrava che la rabbia degli dei si fosse concentrata sulla zona.
Al risveglio mancava la corrente elettrica, quindi niente luce e acqua, e nemmeno riscaldamento, il paese ammutolito.
Era ancora buio strinto (mi piace usare lessico locale), sono uscito con Gina e Max per dare un'occhiata.
Appena fuori mi sono trovato davanti ad un massacro: l'araucaria (A. araucana) era ridotta quasi a uno stelo spelacchiato, la vecchia fontana dei pesci e delle ninfee completamente ricoperta dai suoi grossi rami.
Fortunatamente il tiglio ha retto alla furia, il mio pensiero più grosso, 'che se viene giù quello si porta dietro il muro di cinta, alto più di dieci metri.
Con la neve ai polpacci sono andato nel piazzale del parcheggio per vedere le condizioni della grande mimosa: solo un troncone, alto poco più di un metro, spuntava dal manto bianco, la sua grande chioma e le sue larghe braccia ingombravano la strada sotto.

Siamo restati al freddo e al buio tutto il giorno, la sub-comandante ha passato tutto il giorno a letto, rincantucciata sotto le coperte e a sera abbiamo deciso di trasferirla da suo fratello (ultranovantenne) in città.
L'energia elettrica è tornata solo a notte fonda ma il nostro ultramoderno contatore stamani è ancora muto e spento, ergo niente di niente.

Oggi è giovedì, e sono al lavoro per compilare in fretta queste righe, sto pensando all'ente nazionale energia elettrica, alla sua efficienza, alla sua deficiente efficienza: sto pensando male, molto male.

E nel frattempo mi vengono molti altri pensieri, ma questo non è il luogo adatto, questo luogo "è grande, pieno di vita, fiori, alberi, animali, uomini, donne", e voglio continuare a parlare di loro.

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