il giardino di enzo

E' grande, pieno di vita, fiori, alberi, animali, uomini, donne

un luogo vario

lunedì 12 aprile 2010

piove (c'è un perché)


Mi piace il mio lavoro, sono un uomo fortunato, in ambiente di amministrazione pubblica poi è ancora più facile, meno faticoso, garantito quasi al 100%.
Certo non mi annoio, non mi giro i pollici, quando sono "al pezzo" la radio sullo sfondo serve solo a coprire il ronzio del computer o il rumore della stampante. Posso dire che più ho da lavorare e più mi appassiono, schizzare tra le telefonate e il monitor mi dà una bella adrenalina, arrivare al termine di un progetto lungo e faticoso appaga.
Da un po' di tempo a questa parte avverto, però, una sete di casa che non avevo ancora provato, e scandisco i miei giorni aspettando il momento dello stacco, di riappropriarmi di tutto me stesso, libero da cartellini, telefono, mail, e dai mille programmi tra i quali passo, da uno all'altro, come un ape.
Copia, incolla, scrivi, allinea, sfoca, scurisci, colore, contrasto, font, importa, ritaglia, salva, esporta, apri, allega, telefona, rispondi, correggi, inoltra.
Ecco perché ho sete di casa, troppo tempo lì e poco qua.

15 commenti:

Sara ha detto...

Anch'io sono nella P.A. ma a contatto con il pubblico.
Mi piace, ma la situazione è sempre più impegnativa. Intanto il blocco del turn over...mi fermo qua.
Però mi sono fatta un giardino di rose anche dove lavoro!

Sara

enzo ha detto...

Prima del trasloco della tipografia, che era in pieno centro città, avevamo un paio di aiuole, destinate a salvia, rosmarino, menta, alle ciocche dei pioppini.
Ora il mio lavoro è in mezzo alla campagna, ma ad un trecentinaio di metri si erge l'inceneritore e preferisco evitare qualsiasi contatto con questa avvelenata terra.

Sara ha detto...

Se ti servono delle foto, dalle mie, in generale puoi attingere. A me piacciono i fiori, le foto sono solo un medium per condividerli. Stavo ripensando se levare o meno quella protezione, però mi hanno già "rubato" un brano che ho messo in rete e oltretutto se lo sono messo sul sito del mio sindacato, come "opera"altrui.

ANTONELLA ha detto...

Non so.Io mi sento un pezzo unico. Sempre io uguale che lavoro o che pelo le patate

enzo ha detto...

Antonella, anche Letizia (la mia compagna) mi ha dato la stessa definizione.
Non è il "sentirsi", è il fare e il non fare che mi fa la differenza.
E' il non riuscire a saziarmi nei miei momenti liberi dal lavoro. In compenso, quando sono "al pezzo" più che saziarmi mi saturo.
Sono le otto di mattina, è già venuto un collega con il quale ho fatto gran risate, non mi lamento.
Però preferisco pelare le patate.

Bill Lee ha detto...

nessuno dovrebbe mai dire "preferisco pelare le patate".
Si capisce che menti.

enzo ha detto...

Caro Bill, amo cucinare e le patate sono un dono naturale che apprezzo moltissimo in tutte le sue applicazioni.
E mi piace anche lavare i piatti e pulire la cucina.
Ed è tutto vero.

Bill Lee ha detto...

è una tua illusione. Sei talmente abituato a lavare i piatti che lo fai senza pensarci, ascolti della muscia o pensi alle tue cose e ti sembra che sia un'attività tutto sommato piacevole, ma se ti chiedo 16 cose che ti piace fare non mi ci infili dentro "lavare i piatti".

E sai che è così, non tentare di contraddirmi!

Dalle8alle5 ha detto...

Da che ho memoria ho sempre ritenuto troppo il tempo che dedico al lavoro, a scapito di quel che è per me stessa.
Anch'io faccio un lavoro che mi piace, però mi piacerebbe di più fare altro. Questo perché a lavorare son costretta, volente o nolente: mi serve lo stipendio a fine mese. Le catene, anche se belle, anche se leggere, son sempre catene.

enzo ha detto...

E va bene, approfondisco molto volentieri questa mio essere.
La metto brevemente così: godo nello zen, mi piace sentirmi la mente sgombra e poter così viaggiare. Inoltre ho avuto un circolo, ho lavato milioni di piatti a mano, ho sbucciato centinaia di patate.
Mi piace cucinare, per la gente che amo è una mia gratificazione forte, lo trovo rilassante, anche pulire fa parte della cucina. E' una mania di famiglia, mio fratello è così, mia madre uguale.
Così è come me la dico, a volte qui dentro (e indico la scatola cranica) siamo in tanti.
Ciao Bill, stasera sono a cena dal Padella, fornelli spenti, una bottiglia di bianco di Sicilia basta.

enzo ha detto...

Dalle8alle5: e lo so, ormai ho letto qualcosa di te e viene fuori anche lì un po' di nostalgia

un cronista Altrove ha detto...

Una volta, durante il pranzo comune un giovane praticante chiese al suo maestro...
"Maestro, cos'è lo zen?"...
il maestro lo guardò e gli mormorò...
"Hai finito di mangiare?...
il praticante un po' stranito per quel rimbalzo di domanda gli disse
"Beh... sì.
...
"Ecco, allora ora lava i tuoi piatti", fu la risposta finale del maestro.

----

Lo scrissi a Lari sul muro di cucina... funzionò in quell'enorme via vai...
A presto mon amis
... Al prossimo tè la teiera la lavo io, a te lascio le tazze
a presto
f.

enzo ha detto...

f: sei grande.

Tina ha detto...

Bel convivio questa sera ;-))

Mi sono liberata dalla catena e ora il tempo è mio, vi invidio la capacità di far crescere piante, come dice Dalle8alle5 sono come sua madre che fa morire anche le piante finte, in compenso uso la lavastoviglie e detesto pelare patate.

Quando piove guardo la strada, mi piace vedere l'acqua che scivola in rigagnoli portandosi via lo sporco.
Ciao Paolo buona serata. ;-))

Lindalov ha detto...

Ti senti un artigiano ma non tocchi con mano la tua 'creatura'.
Forse vorresti un mestiere nuovo. un mestiere vero :-))

Archivio blog